domenica 26 aprile 2015

Hiroshima

Domenica 26 aprile 2015. Per oggi era prevista la gita a Nara, la città dei cervi, con visita al tempio Todai-ji.
Quando alcuni giorni fa prendemmo lo Shinkansen mi ha colpito il fatto che la linea collegasse anche Hiroshima, nel sud del Giappone. Nata la visitai già nel 2009, e il fatto di sapere che il viaggio da Kyoto dura circa due ore e mezza rende questo viaggio fattibile, grazie al Japan Rail Pass. Prenoto i posti, con un cambio a Shin-Osaka.
Arrivo ad Hiroshima, che dal finestrino del treno sembra essere una normale città. Lo stadio di baseball degli Hiroshima Carp brulica di tifosi in maglia rossa, e molti altri sono in fila per entrare.
Per raggiungere il parco della pace so possono prendere i filobus, esattamente il 2 e il 6.
L'arrivo alla fermata M10 è da brividi. Basta attraversare il marciapiede per scorgere il Genbaku Dome-mae, l'edificio diventato simbolo dell'orrore nucleare. Se dico che mi son venuto i brividi non sto esagerando. Quasi 70 anni fa la Seconda Guerra Mondiale stava per terminare, in europa i tedeschi ormai erano accerchiati. Mentre in estremo oriente i giapponesi erano lungi dall'arrendersi. I piani di utilizzo della bomba atomica, dopo i test in Arizona, videro scelto come obiettivo proprio la città di Hiroshima. Per prima fu teatro dell'esplosione di un ordigno nucleare, e dopo tre giorni toccò a Nagasaki, e dopo sarebbe toccato addirittura a Tokyo.
La bomba atomica lasciò terra bruciata sotto di se e centinaia di migliaia di vittime. In prossimità dell'ipocentro un solo edificio rimase in piedi, uno scheletro che oggi può raccontare quell'orrore alle nazioni che tengono sotto al materasso nuovi bombe per ogni evenienza.
Dall'altra parte del fiume un intero parco è stato adibito a memoriale della pace, in cui ogni agosto partecipano importanti personalità politiche internazionali, per pensare più seriamente alla pace che si può coltivare da uno scheletro di mattoni.
La campana della pace può esser suonata da chiunque, per accompagnare una preghiera con un rintocco.
Ritorno in stazione, e decido di rimandare la visita delle altre attrazioni della città al prossimo decennio

Kyoto

Sabato 25 aprile 2015. Kyoto si può girare in bicicletta, che vengono noleggiate a circa 800 yen al giorno, sempre se non ci si perda. Si può anche prendere un navigatore GPS, ma è solo in giapponese, niente inglese, per cui nemmeno la ricerca di un luogo sarebbe fattibile. Facciamo dunque il biglietto giornaliero per i mezzi pubblici. Gli autobus collegano bene i principali punti di interesse, e ad ogni fermata un pannello meccanico mostra se l'autobus sta già arrivando dalle due fermate precedenti.
A sud della stazione ferroviaria visitiamo il tempio Toji, caratterizzato dalla sua imponente pagoda, che per i colori scuri e l'elevazione porta a richiami gotici.
A sud-est si trova il Fushimi Inari Shrine, che si può raggiungere in autobus, metropolitana o treno. Peccato che avevo lasciato il JR Pass in appartamento e faccio perdere tempo sul come spostarsi. 140 yen di biglietto singolo e via. Il Fushimi Inari è una strada che sale lungo il Monte Inari che è completamente incorniciato da porte Tori, donate nel corso dei secoli dalle famiglie del posto.
Il castello Nijo-jo è imponente per la sua estensione ed era il luogo in cui risiedeva lo Shogun della dinastia Tokugawa dal diciassettesimo secolo. Un primo fossato colmo d'acqua circonda la zona, mentre il cuore della fortificazione è dotato di un secondo fossato d'acqua e da imponenti mura. Il concetto di castello oltre le mura ha poco altro in comune con quelli medievali europei. Al centro ci sono ampi giardini con prati su cui si potrebbe giocare tranquillamente a calcetto. Per visitare le stanze basta lasciare le scarpe all'ingresso negli spazi numerati, la mensola con il 6 è libera. Le 33 stanze hanno tutte altezza e decorazioni diverse, con richiami ad alberi ed animali, tra cui tigri, dragoni, e aquile.
Sempre in autobus arriviamo al Kinkakuji, un padiglione ricoperto di vero oro luccicante e dorato effettivamente oro, visto che la parola kin significa proprio oro.
Il quartiere Gion, la zona delle geishe, si trova a est, oltre il fiume. Su tratta di una zona raffinata e tradizionale, in cui i simboli giapponesi regnano sovrani facendo dimenticare l'influenza occidentale.

venerdì 24 aprile 2015

Arrivo in Giappone

Seul, sveglia alle 9:00. Oggi sarà una di quelle giornate come quando al Giro d'Italia fanno il trasferimento da una città all'altra. Solo che noi stiamo lasciando la Corea del Sud per andare ancora più a oriente, verso il Giappone. Ultimo caffè da Pascucci. Alla stazione di Gangnam io e Daniel incontriamo Adal e Nadia. Per arrivare all'aeroporto di Gimpo avevamo almeno tre opzioni fattibili. Prenotare un van-taxi che per quattro persone e sette valigie a 50'000 won, circa 46 euro. Il bus 6000 a 7'000 won. Oppure la metro, linea verde 2 e poi linea viola 5, a circa 1'550 won, ma con qualche scala in più da fare. Vada per questa.
Da Seul Gimpo il volo verso Tokyo Haneda è operato dalla compagnia Asiana che in circa due ore ci porta sulla città di Godzilla. Al tramonto appare il simmetrico Monte Fuji.
All'arrivo solita prassi di controllo passaporto, con presa di impronte digitali e foto in primo piano. Lo sportello informazioni della JR in pochi minuti converte il nostro Japan Rail Pass. Con la monorotaia facciamo una fermata intermedia.
Il tipo losco dai capelli lunghi passa dove gli pare, dando spintoni per poi pulirsi il braccio.
Con la Yamanote Line arriviamo a Shinagawa. Dal treno si percepisce cosa sia Tokyo, con il treno in rallentamento si delineano i volti di chi sul treno sta per salire, una griglia spropositata che non si sa come possa salire a bordo. Si apre la porta, e bagagli alla mano stiamo per scontrarci con la massa umana, ma questo non avviene: d'efficienza giapponese fa disporre in fila indiana chi si accinge a salire, e ci ritroviamo a passare in un corridoio di persone che sembra quasi uno scherzo. In Italia non si sarebbero risparmiati spintoni e in molti avrebbero atteso il treno successivo.
Abbiamo posti prenotati per lo Shinkansen Hikari 531 delle 19.40. Partono in continuazione a ritmo di uno ogni sei minuti, altro che Frecciarossa!
La Stazione di Kyoto. Ora il problema è trovare l'appartamento visto che le strade secondario non hanno il nome della via e gli edifici sono contraddistinti da numeri. Un ragazzino cartellina alla mano ci guida nella zona, ora occorre trovare l'isolato giusto e il civico giusto, numero che non è indicato da alcuna parte! Si affaccia da un ristorante un signore che sa parlare molto bene l'inglese, e considerando che il suo locale è all'orario di chiusura ci porta a destinazione, compatta.

giovedì 23 aprile 2015

Quinto giorno a Seul

Oggi è il gran giorno della presentazione di Adal al CHI 2015, in bocca al lupo!
Con Daniel vado al COEX, per visitare il suo acquario, ma potremmo mai essere gli unici a voler vedere qualcosa di istruttivo? E così un migliaio di bambini delle elementari con in loro incontrollato chiasso ci hanno accompagnati negli abissi.
Se ci fossimo organizzati non ci saremmo riusciti, e casualmente incrociamo Adal e Nadia tra i negozi del COEX Mall. La presentazione è andata bene!
Ero curioso di vedere la Digital Media City, zona con omonima fermata metro. Per arrivarci prendiamo il treno della linea AREX, Airport Express, che scorre negli abissi del sottosuolo di Seul ad un paio abbondante di scale mobili in profondità. La CMD probabilmente è dall'altra parte e non appare all'orizzonte, per cui la nostra attenzione viene attirata dall'altra direzione, quella dove sorge il World Cup Stadium, che amaramente ha visto sconfitta la nazionale italiana per opera dell'arbitro Moreno.
Prendiamo la linea 6 per la zona di Hongdae Street nelle vicinanze della Hongik University, accademia di belle arti. Quest'ultima ha sede in un edificio moderno a forma di pi greco che fa pensare ad un palazzo di ingegneri piuttosto che di artisti liberi di esprimersi.
Dovrebbe essere la zona con murales e negozi, ma questi ultimi prevalgono. L'atmosfera universitaria per strada si respira comunque, con molti ragazzi in giro. Anche un cantautore cerca di farsi conoscere cantando e suonando una chitarra acustica.
Proviamo a vedere anche come se la cava una farmacia ad una semplice richiesta, e con qualche gesto e un pizzico d'inglese la commessa riesce a capire.
Assaggiamo le patatine al polpo... aperta la busta è davvero odore di polpo! Ma al sapore non si sente, per fortuna. Sono fragranti e saporiti. E serata passeggiando per Gangnam!

lunedì 20 aprile 2015

Primo giorno a Seul

Il bus che da Incheon porta in centro percorre circa un'ora di strada. Caratteristici palazzi dalla superficie di base di un appartamento monofamiliare si estendono per almeno 16 piani in altezza culminando con tetti spioventi. Ponti e ponti trafiggono le coste del fiume. Piove. Si è fatto tardi e capire la direzione della metro verde non è così immediato. Salvo poi capire che i due binari affiancano la stessa banchina.
Capire un indirizzo avendo solo una specie di numero civico 133-1 e nessuna traccia di una via richiede doti da rabdomanti, che non siamo. Alzo l'indice a richiamare un taxi. Lui non capisce l'inglese, non capisce proprio il nome dell'hotel, sicché la lingua di comunicazione più efficace è quella numerica. 3000 won per un centinaio di metri. Ma non è ancora mezzogiorno e per il check-in occorre attendere 15:00. Depositiamo i bagagli e giriamo per una delle strade principali di Gangnam. Diversi negozi e attività brandizzati. Il più marchiato è un palazzo con due granchi giganti che si arrampicano verso l'ultimo piano.
Riposo pomeridiano per smaltire il jetlag. Tra le vie del stazione di Gangnam, tra piccoli negozi vari, si riconosce lo stile del quartiere. Ragazzi e ragazze giovani difficilmente sopra i trent'anni, che passeggiano soli o in due. Look specie per le ragazze curato ma senza cadere nell'esagerazione. Scarpe senza tacchi per camminare molto. Qualche ragazzo che ha fatto la scoperta dei risvoltini ai pantaloni.
Visitiamo la zona antistante al Coex, con i suoi templi lungo la fiancata della collina. Lampade illuminate e poi una tiritera cantata dal monaco con i suoi seguaci. Continua a piovere. Entriamo nel Coex, con i lavori di rifinitura che proseguono. La sala da ballo è oltre, scendiamo nella zona dei negozi. Cena in un ristorantino coreano nuovo nuovo, birra Cass. Il piatto è tipicamente unico. Con riso, carne, germogli, insalata e una salsina piccante ad amalgamare il tutto.

sabato 18 aprile 2015

Strizzare il tempo verso levante

Autore: Filippo
Londra, Stansted. Sbarcato in t-shirt alle 23.40 locale con la musichetta che annuncia l'arrivo in anticipo del volo Ryanair, mi accorgo di quanta gente sbarchi a Londra. Il controllo sicurezza del passaporto è automatizzato, con  una ventina di scanner che fanno varcare la frontiera ai viaggiatori sostituendo le più lente verifiche manuali. Incontro Daniel, sotto il nastro 2 che trasporta il bagaglio azzurro. Santermani nel mondo. Il taxi per il Days Inn lo prenotiamo direttamente in aeroporto, incluso il ritorno alle 07.00 del mattino seguente, efficienza british. L'albergo a poche miglia è vicino un piccolo complesso di attività commerciali ma senza apparentemente un ipermercato. Il tipo al check-in addebita il numero della camera anziché l'importo. Meno male che non era la 312. Sveglia presto e con precisione tedesca torniamo in taxi a Stansted. Al Nero Cafè facciamo quattro chiacchiere con un pescarese e un suo amico, da un anno in UK. Parliamo del più e del meno, e del lavoro che si cerca all'estero mentre Renzo va a cercare Obama. National Express dal Bay 20 verso il Terminal 5 di Heathrow che sfoggia un allineamento di velivoli British Airways. Chiamo Sabrina rassicurandola sulle buone condizioni di Pinzetta. Attendiamo pochi minuti l'arrivo di Adal, ma anziché trascinare Nadia le fa semplicemente strada. Buon segno che non tenterà la fuga. Gordon Ramsay a Heathrow ha uno dei suoi cafè, coffee a poco più di 3 sterline. Londra conferma il suo essere universale, multietnica e globale. Si può lavorare come addetto alle pulizie continuando a mantenere il proprio look giamaicano e capelli rasta raccolti in una sfera di lana.
Boeing 787 Dreamliner per oltre 10 ore di volo, Nightmareliner secondo Nadia, verso il nordest sulle terre di Putin, rincorrendo il sole che tra poco scorgeremo in una delle notti più brevi dell'anno.

Strizzare il tempo verso levante

Autore: Filippo
Londra, Stansted. Sbarcato in t-shirt alle 23.40 locale con la musichetta che annuncia l'arrivo in anticipo del volo Ryanair, mi accorgo di quanta gente sbarchi a Londra. Il controllo sicurezza del passaporto è automatizzato, con  una ventina di scanner che fanno varcare la frontiera ai viaggiatori sostituendo le più lente verifiche manuali. Incontro Daniel, sotto il nastro 2 che trasporta il bagaglio azzurro. Santermani nel mondo. Il taxi per il Days Inn lo prenotiamo direttamente in aeroporto, incluso il ritorno alle 07.00 del mattino seguente, efficienza british. L'albergo a poche miglia è vicino un piccolo complesso di attività commerciali ma senza apparentemente un ipermercato. Il tipo al check-in addebita il numero della camera anziché l'importo. Meno male che non era la 312. Sveglia presto e con precisione tedesca torniamo in taxi a Stansted. Al Nero Cafè facciamo quattro chiacchiere con un pescarese e un suo amico, da un anno in UK. Parliamo del più e del meno, e del lavoro che si cerca all'estero mentre Renzo va a cercare Obama. National Express dal Bay 20 verso il Terminal 5 di Heathrow che sfoggia un allineamento di velivoli British Airways. Chiamo Sabrina rassicurandola sulle buone condizioni di Pinzetta. Attendiamo pochi minuti l'arrivo di Adal, ma anziché trascinare Nadia le fa semplicemente strada. Buon segno che non tenterà la fuga. Gordon Ramsay a Heathrow ha uno dei suoi cafè, coffee a poco più di 3 sterline. Londra conferma il suo essere universale, multietnica e globale. Si può lavorare come addetto alle pulizie continuando a mantenere il proprio look giamaicano e capelli rasta raccolti in una sfera di lana.
Boeing 787 Dreamliner per oltre 10 ore di volo, Nightmareliner secondo Nadia, verso il nordest sulle terre di Putin, rincorrendo il sole che tra poco scorgeremo in una delle notti più brevi dell'anno.

In aeroporto

Autore: Nadia
Temo l'arrivo di questo giorno da mesi. É nota a tutti la mia paura del volo e come se non bastasse, stavolta mi attende un viaggio di 10 ore. Filippo ci ha accolti a Heathrow con la sua solita luminescenza di allegria e voglia di fare. Io invece, di nero vestita, sono scappata in bagno. Due compagni di viaggio per me: zia Rossella e cagotto. Buon viaggio....

venerdì 17 aprile 2015

Incontro a Londra

Autore: Filippo
Era il periodo di natale.
L'atmosfera da adulti si percepisce meno festosa rispetto all'infazia. Quando ci si vede tra amici si parla di lavoro, università, gossip, cinema e nuove tecnologie che non vedi l'ora di provare e che poi diventeranno cosa comune. Tra un caffè aromatizzato alla cannella e qualcos'altro da stuzzicare in compagnia di Adal e Nadia spuntò il fattore Gangnam Style. Il tempo di qualche secondo e già avevo accettato l'idea di partire nuovamente per l'estremo oriente, dopo esserci già stato nel 2009 con Tommaso, Raffaella, Antonio e Licia. Questa volta la cosa che mi affascina di più è passare qualche giorno in Corea del Sud, la nazione di Samsung, LG, KIA, Hyundai, più precisamente a Seul.
Dopo un po' di tempo, al Bar del Ponte per seguire le partite di calcio, anzi, di fantacalcio, passò a salutarmi Daniel, che di lì a poco avrebbe lasciato Santeramo pert tornare in Lussemburgo dove lavora da diversi anni. Spuntò il fattore Samurai. Il tempo di qualche secondo e lo coinvolsi nel viaggio in estremo oriente.
Organizzando le prenotazioni da 3 nazioni diverse ci siamo dati appuntamento a Londra, in partenza verso Seul, in Corea del Sud.
Con la pinzetta di Sabrina.